“Per entrare nel labirinto devi lasciare che il labirinto entri nella tua mente! Non è difficile, si trova già lì…”
(Kundo, La Viaggiatrice di O – 2 – Nel labirinto)
Dov’è il vero labirinto?
Sotto i nostri piedi, nel marmo e nella pietra, nella penombra delle antiche mura di Notre Dame di Chartres oppure nella nostra mente?
Dov’è il labirinto, dentro o fuori?
Da migliaia di anni il labirinto si rincorre attraverso l’immaginario di ogni civiltà e religione: è il simbolo di chi cerca la strada della conoscenza, accettando il rischio di perdersi e anche quello di incontrare il Minotauro, il mostro che si nasconde dentro ognuno di noi.
I pellegrini che giungevano alla grande cattedrale lo percorrevano in ginocchio, meandro dopo meandro, pregando, perché al centro del labirinto era (ed è ancora…) custodito un fiore d’oro, fatto di verità e consapevolezza.
Se per sconfiggere il Minotauro ci vuole il coraggio di Teseo, per uscire dal labirinto ci vuole il gomitolo di Arianna, ma attenzione perché Arianna è anche Aracne, il ragno e la tessitrice. I loro nomi si richiamano per assonanza e il labirinto è allo stesso tempo una ragnatela, che può intrappolare per sempre chiunque non possieda un filo da seguire, tessuto di fede e amore.